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PUG - Quadro Normativo

0.2a Generalità


La Disciplina del Piano delinea i contenuti delle strategie urbane e locali e delle azioni necessarie a conseguire gli obiettivi del Piano tenendo come riferimento la visione definita in esito al percorso la
cui sintesi è contenuta in Profilo e conoscenze.

Il testo riferito ad ogni azione contiene una descrizione (o definizione) della stessa, un richiamo al suo campo di applicazione (riferito alle cartografie contenute nel Catalogo dati cartografici), e formula:

  • a) indirizzi per le politiche urbane
  • b) condizioni di sostenibilità per gli interventi urbanistici
  • c) prescrizioni per gli interventi edilizi

L'attuazione del Piano è quindi articolata a partire da questi indirizzi (a e b) e prescrizioni (c)

  • a) gli indirizzi per le politiche urbane hanno efficacia interna alla Amministrazione comunale e sono rivolti alle diverse componenti in cui questa è strutturata: servono al raccordo tra politiche che hanno effetti sul territorio, in una logica il cui coordinamento è garantito dall’Ufficio di Piano;
  • b) le condizioni di sostenibilità sono indirizzi necessari per la predisposizione e la negoziazione di interventi urbanistici;
  • c) le prescrizioni sono invece norme direttamente operative e cogenti per gli interventi di qualificazione edilizia.

Sono descritte nelle disposizioni che seguono le modalità per l’attuazione del piano, finalizzate alla promozione del riuso e della rigenerazione urbana (capo II del titolo II della Lr 24/2017).


0.2b Processi di rigenerazione urbana


Tutti gli interventi di riuso e rigenerazione urbana contribuiscono al processo di rigenerazione della città esistente, permettendo di raggiungere progressivamente gli obiettivi del Piano, riferiti a Resilienza e ambiente, Abitabilità e inclusione, Attrattività e lavoro, descritti nella Disciplina.

Il processo si confronta con la rigenerazione della città esistente. La rigenerazione è una necessità, ma anche l’opportunità di avviare un processo continuo, multiscalare, multidimensionale, intersettoriale, che può dare un nuovo slancio culturale, economico e sociale alla città se accanto agli interventi di trasformazione edilizia e urbanistica viene avviato un processo di rigenerazione sociale. L’integrazione di progettazione urbanistica, innovazione sociale, investimenti immobiliari, in parti urbane in cerca di nuovi usi e significati, permette di immaginare una città sempre più policentrica e policulturale. I progetti di rigenerazione creano nuove infrastrutture sociali, nuovi valori, per innovare lo spazio e la società.

Nei processi di rigenerazione deve essere trasparente l'individuazione e il coinvolgimento della comunità, pur considerando che le comunità sono in continua trasformazione. Vengono pertanto poste al centro del processo di rigenerazione le persone in un percorso di continuo apprendimento e sviluppo. In questo tipo di processi è decisiva la funzione di facilitazione. Garantire la partecipazione dei cittadini e il corretto funzionamento delle istituzioni (qualità e trasparenza nel confronto) è indispensabile per rafforzare la democrazia, evitando la perdita di fiducia da parte di famiglie e imprese. In questo tipo di processi è decisiva la funzione di facilitazione. L’Azione 2.1e del Piano dettaglia queste indicazioni.

E' sempre necessario misurare l’impatto dei processi di rigenerazione urbana, integrare nelle valutazioni di sostenibilità una sezione finalizzata a valutare l'impatto sociale dei progetti e delle pratiche di imprenditoria civica, a misurarne e rendicontarne la produzione di utilità sociale; un processo di valutazione interattivo ed incrementale, adatto a seguire nel tempo l’evolversi del progetto. Il progetto di rigenerazione impatta sul contesto territoriale e sui valori immobiliari, su economia, società e ambiente, e costringe ad un approccio sistemico; la dimensione del tempo costringe ad accettare l’incertezza: non interessa prevedere tutto, occorre invece progettare l’attesa e procedere «un pezzo alla volta».

Il Comune promuove processi di rigenerazione urbana per accompagnare la conversione di immobili dismessi, per realizzare la connessione di parti di città separate, per creare nuove centralità mediante il rafforzamento di relazioni tra spazi aperti e attrezzature pubbliche, per bonificare i suoli e arricchire
i servizi ecosistemici e chiede ai soggetti che propongono interventi di trasformazione edilizia e urbanistica di collaborare alla realizzazione di questi obiettivi, che sono esplicitati nei documenti di Assetti e strategie.


> La riattivazione di spazi dismessi

Gli spazi dismessi possono essere ri-attivati attraverso l'avvio di processi di rigenerazione. Gli spazi dismessi sono spazi ibridi, aperti a molteplici usi, attività e pratiche differenti; sono spazi plurali, per più tipi di fruitori; sono spazi generativi, erogano servizi e producono economie della condivisione.

Immobili riattivati offrono e co-producono servizi integrati con la comunità: sociali, culturali, per il tempo libero, per la promozione del lavoro. I processi di riattivazione sono caratterizzati da:

  •  il coinvolgimento di una pluralità di attori (abitanti, associazioni, comitati di cittadini, stakeholder, gruppi di interesse pubblico, cooperative, imprese sociali, imprese, esperti, figure professionali che si occupano di gestire processi di costruzione di comunità, ecc…) di cui si riconoscono le competenze e le relazioni con il luogo;
  • un lavoro organizzato contemporaneamente su almeno due scale: quella locale (le relazioni di prossimità, di vicinato) e quella urbana (che riguarda le funzioni da insediare in una logica cittadina) e che considera gli effetti nel breve e nel lungo termine;
  • il riconoscimento delle opportunità, delle risorse, delle progettualità in campo, degli interessi in gioco, delle aspettative, delle sinergie positive;
  • la considerazione delle problematiche, delle posizioni consolidate, delle interazioni negative;
  • la co-progettazione: la proposta di varie ipotesi di lavoro, lasciando emergere le idee, discutendo delle vocazioni per il riuso dell’area, verificando vari modelli di gestione, identificando un primo nucleo di soggetti interessati ad avviare attività;
  • l’avvio di un uso temporaneo: proporre un’attività di animazione, suggerire percorsi di allargamento della comunità, verificare l’utilità di prestazioni particolari (attività, eventi), o funzioni particolari, o risultati particolari (nuove occupazioni, nuove imprese), promuovere attività di fundraising;
  • l’individuazione della visione condivisa del progetto, la definizione della strategia, valutando i tempi e le risorse, definendo un modello di gestione e l'iter amministrativo per il consolidamento del percorso. Il modello gestionale dell’area deve permettere la piena esplicazione degli scopi di pubblica utilità, di valore sociale e di qualità culturale, che saranno dichiarati nella convenzione di cui all’art. 16 della LR 24/2017, la quale conterrà i reciproci impegni tra proprietario, comunità degli attivatori e Comune per il raggiungimento degli obiettivi del processo.

Una volta avviate le nuove attività è necessaria una fase di monitoraggio per verificare il consolidamento dello scenario ipotizzato, lo sviluppo di nuova impresa e nuove competenze di gestione sociale, la continuazione del dialogo quotidiano con chi abita e vive la città.

> Il ruolo del gestore sociale nella realizzazione di interventi abitativi ERS

Per rispondere a profili di domanda diversificati come quelli che caratterizzano la domanda di nuovi alloggi in locazione per le diverse popolazioni della città, è necessario disporre di sistemi di gestione sociale, di management di spazi condivisi. Il gestore sociale cura lo sviluppo delle comunità che si formano attorno ai nuovi nuclei abitativi (quella degli utenti, degli utilizzatori di spazi comuni, specifiche reti partenariali attivate su progetti) e offrono servizi (sociali, culturali, per il tempo libero, di promozione del lavoro, ecc.) alla comunità locale.

> La rigenerazione dello spazio pubblico e i laboratori di partecipazione

Lo spazio pubblico è spazio di sperimentazione, spazio di attivazione per la produzione diretta di servizi e talvolta anche di beni (i prodotti dell’orticoltura urbana, ad esempio, socialità e cibo). La sperimentazione riflette le esigenze degli abitanti mediante il progetto partecipato della riqualificazione di spazi pubblici, che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del senso di appartenenza al luogo attraverso il coinvolgimento e l’ingaggio della comunità locale nella progettazione. Ottimizzazione degli usi e degli spazi e allargamento del pubblico di riferimento, costruzione di una coalizione di soggetti da attivare nell'ambito di un nuovo modello gestionale sono modalità di lavoro che caratterizzano la rigenerazione dello spazio pubblico.

La presentazione di proposte di rigenerazione che riguardino spazi abitati deve contenere lo studio di un percorso di informazione/condivisione delle principali scelte progettuali con i cittadini delle aree contermini, che parta da una attenta considerazione delle indicazioni contenute nelle tavole Assetti e strategie - Strategie locali del Piano. Gli Accordi operativi sono il principale dispositivo attraverso il quale canalizzare il contributo degli operatori a favore della costruzione della città pubblica, che non è solo la realizzazione di nuove dotazioni territoriali, ma anche spazio per l’innovazione sociale. Il Laboratorio di partecipazione deve precedere la presentazione di proposte di Accordo operativo ed essere strutturato in collaborazione con l’Amministrazione comunale.